CHIESA DI SANTA SOFIA - BENEVENTO

PATRIMONIO MONDIALE DELL’UMANITA’

 
PIAZZA SANTA SOFIA

Piazza Santa Sofia è stata nel corso dei secoli oggetto di molti interventi che ne hanno stravolto l’assetto.

Dalle indagini archeologiche condotte a cavallo del 1950 e soprattutto negli anni precedenti il 2002, in occasione dei più recenti lavori di ripavimentazione, sono stati individuati reperti ascrivibili al IV-III secolo a.C.

A partire dal VII l’area, anche successivamente alla costruzione di Santa Sofia, fu adibita a sepolcreto. Dopo l’anno Mille fu realizzato un primo campanile a sinistra della facciata della chiesa. Il primo campanile fu costruito da Gregorio II, abate di Santa Sofia tra il 1038 ed il 1056, sotto il principato di Pandolfo III, come si ricava da un'epigrafe in una lapide incastrata nella parete occidentale dell’attuale campanile.

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Christi fultus spiramine

Gregorius Piramidem

Hanc Iunior laudabilem

novo struxit Fundamine

 Principante cum filio

Pandulpho Illustrissimo

Turritum hoc aedificium

Incoepit Abbas Inclitus.

(traduzione: Sorretto dallo spirito di Cristo, Gregorio il giovane elevò su una nuova fondazione questa pregevole piramide, essendo principe l’illustrissimo Pandolfo con suo figlio, allora l’inclito abate intraprese questo turrito edificio).

Per volere del cardinale Giuliano della Rovere commendatario di Santa Sofia, poi Papa Giulio II, tra il 1471 e il 1484 l'area antistante la chiesa fu chiusa da un muro di cinta di forma ellittica. Tale muro, su cui si apriva un portale realizzato nel 1495, fu demolito e ricostruito in altre forme nel 1705 ad opera dell'architetto Buratti; all’esterno del muro venne realizzata una fontana a memoria della munificenza del Cardinale Orsini, abbellita da un antico bassorilievo rappresentante il Mito di Pentesilea, ora conservato nel Museo del Sannio.

Il terremoto del 5 giugno 1688 aveva fatto rovinare il campanile sull'atrio monumentale costruito nel XII secolo. In fase di ricostruzione il campanile crollò nuovamente durante il sisma del 1702. Fu deciso allora, sempre sotto la direzione del Buratti, di ricostruirlo lontano dalla chiesa, al di là del recinto, a ridosso della Fontana orsiniana.

Muro e fontana furono demoliti nel 1809, durante il principato di Talleyrand a Benevento, essendo Governatore della città Louis de Beer; questi fece costruire, su progetto dell'architetto Nicola Colle De Vita, la fontana ancora oggi esistente. Tale fontana è costituita da una vasca circolare al cui centro si alza un obelisco sostenuto da quattro leoni, inizialmente sormontato dall'aquila imperiale, emblema della Francia napoleonica. Alla base dell'obelisco era presente l'iscrizione:

Carolo Maurizio

Optimo Principi

Pro publico curato bono Cives Beneventani

D.

A. MDCCCIX.

La piazza fu donata dal principe al Comune con atto pubblico, il 21 aprile 1810. Dopo il 1815, con la Restaurazione, l'epigrafe fu sostituita dalla scritta Fontana Chiaramonte - Pio VII e all'aquila imperiale subentrò il triregno dei papi con le somme chiavi e, successivamente, lo stemma d'Italia (rimosso negli anni ’60 del secolo scorso).

Sulle pareti del campanile, oltre alla summenzionata epigrafe medievale, furono poste nel 1936 due mappe (opera dello scultore Michelangelo Parlato su ricostruzione grafica di Alfredo Zazo) rappresentanti una Il Sannio antico, l’altra il Ducato longobardo di Benevento.

Alla piazza, a partire dalla sua realizzazione nel 1809, sono stati assegnati diversi toponimi:

1) Piazza Carlo Maurizio (in onore di Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord, Principe di Benevento), dal 1806 al 1814;

2) Piazza Pia (in onore di Pio VII, Papa all’epoca della Restaurazione) dal 1814, presumibilmente fino al 1822;

3) Largo di Santa Sofia, dal 1823 fino all'Unità d'Italia;

4) Piazza Principe Umberto, dopo l'Unità d'Italia, verosimilmente fino al 1920;

5) Piazza Santa Sofia, dopo il 1920 fino al dopoguerra; nei primi anni del 1900 tale piazza veniva chiamata dal popolo anche Largo San Giovenale;

6) Piazza Giacomo Matteotti, dal dopoguerra fino al 1990;

7) Piazza Santa Sofia, dal 1990 (variazione toponomastica approvata dal Consiglio Comunale con Delibera 328 del 15 marzo 1990).